Luigi RapisardaSono tante le ragioni, in questa fase storica tanto cruciale per il futuro prossimo dell’Europa,
per le quali vale la pena propiziare fattivamente la riunificazione dell’area democristiana.
E la politica di questo governo Meloni che ci nasconde sempre meno l’idea di fondo che
sottende all’azione programmata che vuole mettere in campo in questa legislatura, non è
affatto una ragione secondaria.
Tanto è identitaria l’azione di quest’esecutivo che non ha nulla a che fare con un modello di
destra moderna.
Anzi, man mano che si dipanano i tanti provvedimenti securitari, con progressivo
inasprimento delle pene, in una sorta di delirio panpenalista, teso a contrastare le aree di
dissenso nelle piazze soprattutto nei confronti di adolescenti e giovani che si battono per la
salvaguardia dell’Ecosistema, messo a repentaglio da politiche che ancora resistono o sono
scettiche sui reali effetti per invertire la rotta, si disvela la chiara vocazione reazionaria e
autoritaria di questo esecutivo.
Così, mentre lo spazio di manovra si restringe per le tante categorie che da qualche anno
annaspano, scivolando sempre più verso soglie di povertà che si ingrossano a dismisura, c’è
tutto un florilegio di provvedimenti indulgenti e ultra garantisti verso i ceti alti e le rendite
finanziarie ( fa scuola il recente dietrofront del decreto che imponeva alle banche una
tassazione aggiuntiva sugli extra profitti) acuendo impietosamente il divario tra i ceti sociali.
Ora mentre si profila un tale scenario che fa rabbrividire per il futuro di questo paese, ove
nulla di ciò che risulta essere il progetto governativo sa andare al cuore dei problemi per
risolvere le tante emergenze emerse, dal clima, alla casa, al lavoro, alla sanità,alla scuola,
alla giustizia, alla salvaguardia degli assi portanti della Costituzione, si susseguono gli
appelli da parte di esponenti Cristiano democratici e popolari ad unire le forze per una lista
unitaria dell’area democristiana popolare e riformista.
Pur ritenendo in linea di massima condivisibile non sono poche le criticità del percorso su cui
ci si intende inerpicarsi.
Non possiamo nasconderci però che l’occasione è di quelle straordinarie.
Sicuramente una grande opportunità per riportare stili e metodi che mancano da circa
trent’anni, e che si espressero in quella virtuosa mediazione capace di offrire, nel
bilanciamento degli interessi contrapposti, appropriate soluzioni al paese creando sviluppo,
lavoro e crescita sociale.
Tutto l’opposto delle soluzioni di questo governo improntate ad un mix di liberismo sfrenato e
di dirigismo parolaio fatto di slogan e annunci senza alcuna concretezza di visione(
emblematico il piano Mattei) oltre che di sovranismo sfrenato – che alimenta il sodalizio con il
nazionalista Orban e con il polacco Morawiecki – con ponti d’oro per multinazionali, grandi
aziende e banche, oltre ad un chiaro disegno demolitorio del nostro impianto costituzionale
teso a scardinare i delicati equilibri.
Insomma, non ci pare necessario spendere ulteriori parole per convincersi che lo stato di
autoreferenzialità e di sicumera di questa maggioranza richiede un doveroso allargamento
delle voci di dissenso su tanti aspetti della vita economica e sociale che attendono risposte
concrete e lungimiranti e non slogan e soluzioni provvisorie e dal respiro corto.
Occorre potenziare il versante centrista per riposizionare l’asse del confronto politico su una
salda visione europeista, popolare e riformista con accenti preminenti sugli assi portanti di
un nuovo umanesimo integrale. Un’occasione che non metta in secondo piano il
proposito di dare maggiore e più aderente rappresentatività ai territori propiziando una legge
proporzionale, alla tedesca con la sfiducia costruttiva, per non deprivare, ancora a lungo, il

paese da prospettive che assicurino un nuovo e più equo modello di sviluppo, un
miglioramento generale della convivenza civile e sociale e un ripianamento effettivo del
divario nord-sud. La questione posta ci dà la stura per guardare
verso un orizzonte che sta a cuore a tutti i democristiani perché tocca il nervo scoperto di
una galassia che non riesce a ritrovarsi unita su comuni obiettivi.
Un percorso che non ha trovato in questi anni la giusta convergenza e sintonia.
Ma che adesso trova un quadro motivazionale assai più pregnante perché c’è da difendere
valori e principi scolpiti a prezzo di sangue nella Carta Costituzionale.
A questo punto ci pare ineludibile ricondursi a quelle comuni matrici culturali, che guidarono
il sapiente lavoro di elaborazione e scrittura della nostra Carta Costituzionale da cui Popolari
e Cristiano-democratici possono trarre linfa, per organizzare un’ incisiva opposizione al
progetto di legge costituzionale che intende introdurre una disinvolta idea di premierato nel
nostro sistema istituzionale. Ma attorno a questa cruciale impresa non di minore
importanza appare la questione di come costruire una lista unitaria per le prossime elezioni
europee e preparare un terreno comune guardando alle prossime politiche, capaci di
aggregare le diverse componenti che presero forma e direzioni diverse con l’apparente
scioglimento della Democrazia Cristiana. È sotto gli occhi di
tutti la precipua importanza che assumono le prossime elezioni per il rinnovo del parlamento
europeo, con riferimento a quale idea di Europa ciascuna forza politica mira e quali
coalizioni si mostrano funzionali a questi obiettivi. Di certo non
sarà un vantaggio presentarsi in ordine sparso perché oltre al fatto di non avere facile gioco
per superare lo sbarramento del 4 per cento, si rischia di confondere, se non addirittura
offuscare, quel patrimonio comune che sottende al progetto di Europa nel segno di un
Umanesimo solidale e di una articolata sussidiarietà. Di poi, e non per questa sola ragione,
non potrà essere nella partita un’ipotesi di alleanza di lista con Forza Italia.Sia perché
congiungere il simbolo con il partito fondato da Berlusconi significa esporre la propria
identità al doppio giudizio degli elettori, condizionandolo al peso che eserciterà l’idea positiva
o negativa che ciascun elettore avrà di FI. Sia perché appaiono pregiudizialmente
prevaricanti, oltre che supponenti, le affermazioni di Tajani secondo cui sarebbe Forza Italia
il partito di centro di questo sistema politico. Affermazione tanto
improvvisata quanto risibile.Basta guardare alla palese funzione ancillare e gregaria che
Forza Italia sta svolgendo nella coalizione guidata da una destra reazionaria e lontana dai
principi dell'Umanesimo solidale, per convincersi dell’ infondatezza di questa velleitaria tesi.
In questo scenario appare davvero stupefacente e autolesionista l’appello che si coglie nel
Manifesto “Tempi Nuovi” di Fioroni a Renzi e Calenda per guidare una inedita formazione di
centro. Se è utopico pensare ad un revival della pregressa
liaison tra Renzi e Calenda, troppo funambolici, imprevedibili ed individualisti appaiono l’uno
e l’altro, in palese antitesi allo stile collegiale e misurato che ha sempre caratterizzato la
politica democristiana e popolare. Non sono meno arzigogolati i
coup de theatre cui ci ha abituati Gianfranco Rotondi, il quale continua a muoversi dentro
un terreno irto di contraddizioni e irragionevolezze quando, in seno alla recente
Convention di Saint Vincent, nelle vesti di deputato di FdI, afferma di essere, pur in quella
diversa rappresentanza di partito, l’erede della DC e in sostanza rivendicando di essere
l'unico titolato a poterle ridare potestà politica. Assai plausibile appare
invece l’ipotesi di una convergenza con il raggruppamento di Noi Moderati. Qui il problema è
come rapportare il diverso peso elettorale. Ora prendendo atto del fatto che le liste a doppio
simbolo non hanno mai avuto grande fortuna, sarebbe il caso di scartare dal tavolo ogni

ipotesi di questo tipo. A questo punto entra in ballo il peso che può vantare ciascuna forza.
Guardando ai risultati conseguiti nelle precedenti elezioni non è velleitario dare alla DC,
tenendo conto dei risultati conseguiti in queste precedenti tornate elettorali in Sicilia, un
accredito su base nazionale, di oltre il 2 per cento circa, mentre la lista di Lupi, Brugnaro e
Toti non è mai riuscita ad andare oltre l’1 per cento. Una tale situazione imporrebbe,
nell’ipotesi di una intesa, l’adozione del simbolo unico della DC.
Invece, e non per una sola ragione, non vedo possibile nella partita un’ipotesi di alleanza di
lista con Forza Italia.Sia perché congiungere il simbolo con il partito fondato da Berlusconi
significa esporre la propria identità al doppio giudizio degli elettori (peraltro sempre più in
fase calante) condizionandolo al peso che eserciterà l’idea positiva o negativa che ciascun
elettore avrà di FI. Sia perché appaiono pregiudizialmente prevaricanti, oltre che
supponenti, le affermazioni di Tajani secondo cui sarebbe Forza Italia il partito di centro di
questo sistema politico. Affermazione tanto improvvisata quanto risibile.
Basta guardare alla palese funzione ancillare e gregaria che Forza Italia sta svolgendo nella
coalizione guidata da due destre, che fanno a gara a chi vuole mostrarsi più reazionaria e
lontane dai principi dell'Umanesimo solidale, per convincersi dell’ infondatezza di questa
velleitaria tesi, Quello che invece ci pare degno di tutta la nostra
attenzione è il forte sentimento di attesa di tanti elettori sconcertati da una classe politica
sempre più ingabbiata negli schemi di una retorica populista e fidelizzati al leader di turno.
Ciò fa apparire incomprensibile il voler mantenere distinte le identità che nella gran parte
delle questioni sono sostanzialmente sovrapponibili,mentre buona parte del paese attende
un nuovo protagonismo politico da parte dell’area cattolica-popolare che può trovare spazio
unendo le forze in un comune progetto politico per l’Europa e per il paese.
La sfida è di quelle epocali. E l’ampiezza delle questioni con cui misurarsi è quasi
incommensurabile. Non c’è un campo ove non si stiano portando grandi novità
tecnologiche e organizzative: dal lavoro umano, alla produzione, dal consumo, alla
diagnostica e alle cure in medicina e ai tanti altri settori, segno di quanto i confini del
progresso siano labili. Così non sono irrilevanti i tanti interrogativi, talora inquietanti,
(come a proposito del ricorso sempre più massiccio all’Intelligenza artificiale) che stanno
attraversando trasversalmente, comunità e popoli, e soprattutto su che tipo di progetto di
convivenza tra i popoli ogni forza politica strutturerà il consorzio umano per assicurare a ogni
continente le condizioni di pieno sviluppo e di benessere di ogni persona.
Di certo non appaiono appropriate ai tanti elettori delusi le politiche strillate, e dal fiato corto,
che il governo sta mettendo in campo, illudendo gli elettori con il rimandare l’attuazione delle
promesse non mantenute ( già è la seconda volta),sempre, alla prossima legge di bilancio,
mentre il paese arretra e sprofonda in una spirale recessiva che sta impoverendo anche il
ceto medio. Occorre allora favorire subito la convergenza di
quanti si richiamano ai principi e ai valori del popolarismo e della dottrina sociale della
Chiesa, a cominciare dalla rinata Democrazia cristiana, che sta conoscendo una crescente
consenso nel territorio, così uscendo dall’iniziale autoreferenzialità di cui sono affetti i partiti
di nuovo conio. Proprio alla DC, cui non può negarsi di avere
formalmente (a partire dal primo provvedimento del Tribunale di Roma del 2016 con cui si
autorizzava, nel rispetto delle norme di legge e dello Statuto, la legittimità della
convocazione per procedere al XIX Congresso)tutte le carte in regola per affermarne
legittimamente la continuità con il partito storico dello scudo crociato, va in primo luogo
l’onere di una doverosa opera di ricomposizione per dare spazio al proprio interno a tutte le
espressioni culturali come è stato nei cinquant’anni di vita politica.
Si tratta perciò di creare le condizioni politiche per una convivenza plurale dei diversi filoni

nei quali diversamente sono declinati i punti cardine che ispirano l’azione politica dei
cattolici. La conclusione di un tale processo aggregativo fungerà da antidoto ad ogni
tentazione personalista, di cui sono affetti la maggior parte dei partiti odierni.
Mentre più problematica appare essere la costruzione di un rassemblement tra l’area
democristiana e popolare e l’area dei riformisti perché sconterebbe una competizione interna
sulle diverse visioni di paese e di Europa che rischierebbe di favorire profonde
contrapposizioni su temi assai cruciali, con l’effetto di fare inaridire l'ambizioso progetto.
In questo groviglio, che al momento appare senza un facile sbocco, mentre la Federazione
dei democratici cristiani, che per questo scopo era stata costituita, giusto quattro anni fa, nel
centenario dell’Appello ai liberi e forti di Don Luigi Sturzo, segna il passo, e non fa
intravedere iniziative credibili, e gli stessi popolari di Tempi Nuovi, continuano a riproporre
leadership politiche logorate, caratterizzate da disinvolti funambolismi, sia la DC, rinata, di
cui è segretario Totò Cuffaro, a promuovere e guidare, senza indugio, un tavolo permanente
di incontri sulla base di un programma comune, modellato sugli ideali e su quei valori che si
riconducono agli schemi metodologici di quel modello di sviluppo e di governo che fu della
Democrazia cristiana nei suoi cinquant’anni di vita politica. Un
progetto di lista per un nuovo modello di Europa unita, assai più vicino ai bisogni e alle
aspettative di sviluppo delle comunità nazionali che ne fanno parte.
Insomma un processo di ricomposizione della galassia democristiana, nella sua naturale
collocazione,distinta e distante da ogni velleitarismo populista, sovranista, giustizialista e anti
sistema, che metta in moto ,in piena continuità storica, un rinnovato percorso politico,
nell’intento di recuperare tutte le potenzialità di quei tanti filoni e di sfumature culturali di cui
la DC ne seppe essere mirabile interprete, nei tanti profili di governo che seppe assicurare
per dare le risposte più appropriate e nello stesso guardando sempre in una prospettiva di
lungo termine, mai perciò per mirare a soli effetti meramente occasionali o contingenti.
Roma, 23.01.2023
Luigi Rapisarda

Add Your Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.