Si è fatto un po’ parlare in questi giorni di modifiche – apportate dall’art. 28 del DL 76/2020 – alle notifiche (in proprio) via PEC da parte degli avvocati e subito siamo andati in tilt.
Stiamo calmi, le modifiche una buona volta sono a favore della nostra attività professionale.
Ma in concreto cosa è cambiato?
Andiamo con ordine. Il DL 179/2012 aveva fissato nel 30/11/2014 la data entro la quale le PP.AA. avrebbero dovuto comunicare il proprio indirizzo PEC al REGINDE; ciò non è stato fatto da molte PP.AA: ed allora tanti di noi, per rimediare, indicavano che l’indirizzo della PA destinatario della nostra notifica, veniva estratto da IPA; ma ciò era “no buono” (per dirla alla Andy Luotto di memoria). Da ciò derivava che molte PP.AA. minavano la regolarità della notifica e in molti, specie nei magistrati, che dovevano esaminare la regolarità delle notifiche, (quando la PA non si costituiva in giudizio) avevano fondati dubbi sulla regolarità della notifica ed invitavano gli avvocati a ripetere le notificazioni con mezzi “più idonei”, facendo il “gioco” delle PP.AA. indolenti.
Ora il cennato DL 76/2020 (entrato in vigore il 17 luglio scorso) permette all’avvocato (notficatore) di utilizzare l’IPA, gestito dall’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) ogni qualvolta l’indirizzo della PA destinataria della nostra notifica non sia presente nel REGINDE quale indirizzo pubblico delle PP.AA.
Cò cosa vuol dire in termini pratici. La nostra notifica (via PEC) continueremo ad utilizzarla con le modalità ed il “formulario” che usiamo fino ad oggi; solo che, quando effettueremo la dichiarazione di “estrazione” dell’indirizzo della PA destinataria non presente nel registro REGINDE, possiamo utilizzare la seguente formulazione : dichiaro che l’indirizzo PEC (esempio comunemistergiallo@pec.it) della PA destinataria (es. Comune di Mistergiallo) è stato estratto da IPA in quanto non presente nel pubblico elenco PP.AA. e ciò ex art. 28 DL, 76/2020.

Ausilioabramo Patanè